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Ascolta la miglior musica Jazz, scegli il tuo artista preferito e scopri la sua storia...

What a wonderful WorldLouis Armstrong
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Blue trainJohn Coltrane
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So WhatMiles Davis
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My foolish heartBill Evans
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Ruby my dearThelonious Monk
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Now's the timeCharlie Parker
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The man I loveBillie Holiday
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Anything goesElla Fitzgerald
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Bye bye blackbirdOscar Peterson
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In a sentimental moodDuke Ellington
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Hit the road JackRay Charles
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I Heard It Through the GrapevineMarvin Gaye
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Pain in my heartOtis Redding
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Feeling goodNina Simone
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(You Make Me Feel Like) A Natural WomanAretha Franklin
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Ain't no sunshineBill Withers
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It's a Man's Man's Man's WorldJames Brown
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It Hurts So GoodMillie Jackson
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I Just Called To Say I Love YouStevie Wonder
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CupidSam Cooke
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Louis Armstrong è un famoso musicista jazz statunitense, nato il 4 agosto 1901 a New Orleans negli Stati Uniti; è morto il 6 luglio 1971 a New York. Louis Daniel Armstrong è considerato uno dei più grandi esponenti della musica jazz ed è colui che ha lasciato un’impronta nella musica afroamericana. L’infanzia di Louis Armstrong non fu semplice in quanto i suoi genitori divorziarono prima della sua nascita e lui fu affidato alla nonna materna. Fin da piccolo coltiva la passione per la musica, cantando in un gruppo locale che si esibiva per le strade del suo quartiere. Da giovanissimo è stato trovato a sparare con una pistola appartenente a uno dei tanti compagni della madre e per questo motivo fu trasferito in un riformatorio, nel quale restò per circa due anni. All’interno del riformatorio, Louis Armstrong continua a fare musica, entrando a far parte del coro e della banda, dove comincia a coltivare la passione per il tamburo. Una volta uscito dal riformatorio, cominciò a frequentare i locali del suo quartiere per cercare di suonare all’interno di un’orchestra. Grazie a un incontro fortunato con Joe Oliver, uno dei migliori cornettisti della città di New Orleans dell’epoca, riesce ad entrare nel mondo della musica, in quanto sostituisce un altro celebre trombettista di jazz. Successivamente, comincia a lavorare come musicista sui battelli che navigano sul fiume Mississippi. L’esperienza di quegli anni lo aiutò a diventare un musicista completo. Nel 1922 lascia New Orleans per trasferirsi a Chicago, dove viene ingaggiato da Joe Oliver all’interno della sua band. Louis Armstrong coglie l’occasione per proporsi come solista e stupire tutti con i virtuosismi della sua voce. Nel 1924, il musicista si sposa, lascia la band di Oliver ed entra a far parte della big band di Fletcher Henderson. Dopo una serie di turnèè, decide di lasciare la band per intraprendere la carriera da solista. Da lì in poi la sua vita fu un susseguirsi di successi. L’artista muore il 6 luglio nel 1971 nella sua casa a New York in seguito ad un infarto . Qualche anno fa è venuta alla luce una curiosità sulla data di nascita dell’artista; Louis ha sempre sostenuto di essere nato il 4 luglio 1900, ma in base ad alcuni documenti ritrovati, pare che sia nato il 4 agosto del 1901. I documenti in questione sono i certificati originali di nascita di Louis Armstrong che hanno dimostrato che ha dichiarato di essere nato un anno e un mese prima.

JOHN
COLTRANE

Il jazz è un mondo meraviglioso. Tra le divinità più importanti di questo mondo, due sono riuscite a travalicare i confini del proprio genere: Miles Davis e John Coltrane. Andiamo a scoprire alcune curiosità sulla carriera e la vita privata di quello che probabilmente è stato il più grande sassofonista di tutti i tempi. John William Coltrane nacque a Hamlet, in Carolina del Nord, il 23 settembre 1926 sotto il segno della Bilancia. Figlio di un sarto con l’hobby della musica, perse il padre a soli 12 anni. Anche per sfogare il dolore di questa perdita, John iniziò a 13 anni a suonare nella banda dei boy scout come clarinettista. Negli anni del liceo passò al sax contralto. Dopo il diploma si traferì in cerca di lavoro a Philadelphia. Qui entrò nel gruppo di Joe Webb e poi in quello di Eddie Vinson, passando al sax tenore. In breve tempo divenne uno dei sassofonisti più ricercati della città, e la sua fama arrivò fino a New York. Registrò il primo pezzo nel 1951, ma fu solo verso la metà del decennio che la sua carriera ebbe una svolta, quando conobbe e iniziò a collaborare con un trombettista geniale: Miles Davis.

I due, seppur in perenne contrasto per visione della musica e per caratteri molto distanti, diedero vita ad alcuni dei dischi più importanti del periodo, compreso il leggendario Kind of Blue del 1959. Di seguito So What: Divenuto negli anni Sessanta leader di un suo ensemble, Coltrane pubblicò dischi di grandissimo prestigio. Su tutti A Love Supreme, ancora oggi uno degli album jazz più amati in assoluto. Nel 1964 pare che John fosse solito praticare tutte le sere meditazione yoga. Stando alla leggenda, durante una seduta sentì fluire nelle sue orecchie una nuova musica. Si convinse che non poteva essere altro che un messaggio divino. Così decise d’incidere tale musica, curando un album nei minimi dettagli, dalla produzione alla cover, compreso il libretto del disco, in cui è presente anche una sua poesia. Da Giant Steps a Meditations, l’opera di John Coltrane è stata una delle più influenti nel mondo del jazz ma più in generale della musica, se è vero che il sassofonista è stato d’ispirazione per artisti di vario genere, non ultimo il rock, che proprio in A Love Supreme trovò elementi fondamentali per il proprio sviluppo.

Gli ultimi anni di vita di John furono pieni di sofferenza. Nelle ultime foto scattate al noto jazzista, appare non solo ingrassato, ma spesso con una mano sul fegato. Tornato a casa da un tour di Giappone, iniziò a ingoiare dosi estreme di aspirina. A portarlo in questo stato di estrema difficoltà furono sicuramente gli anni dell’abuso di eroina. Ma non poteva essere solo quello il problema.

Avrebbe avuto bisogno di cure regolari, ma John aveva una paura incomprensibile dei medici. Influenzato dalle filosofie orientali da lui studiate, era arrivato al punto di accettare la morte come parte del destino di ognuno di noi, senza volervisi opporre in alcun modo.

In seguito a un dolore fortissimo allo stomaco, venne ricoverato d’urgenza all’ospedale Huntington il 16 luglio 1967. Il giorno dopo, alle quattro del mattino del 17 luglio, morì per quello che si scoprì essere un tumore al fegato. John si sposò il 3 ottobre 1955 con Juanita Grubbs, soprannominata Naima. Dopo una lunga crisi, l’artista ottenne il divorzio solo nel 1966 e poté nello stesso anno sposare Alice McLoad, pianista che da anni suonava con lui. Dalla loro unione sono nati tre figli: John Coltrane Jr., nato nel 1964; Ravi, nato il 6 agosto 1965; Oran nato il 19 marzo 1967.

MILES
DAVIS

Raccontare la vita di Miles Davis equivale a ripercorrere l’intera storia del jazz: trombettista, bandleader, compositore fra i più geniali di sempre, Davis ne è stato in prima persona uno degli artefici. Come ha risposto con la sua tipica sfrontatezza a una signora bianca ingioiellata che gli chiedeva, a un party di gala alla Casa Bianca, quali meriti potesse vantare per trovarsi lì, «Be’, ho cambiato la musica cinque o sei volte, penso sia questo che ho fatto». 

Nato nell’Illinois rurale nel 1926, a diciotto anni è già a New York (con una discreta esperienza alle spalle nei locali jazz di St. Louis), ad annoiarsi alle lezioni della prestigiosa Juilliard School of Music e a suonare ogni sera nelle infuocate jam session dei locali di Harlem e della Cinquantasettesima, al fianco di – per citare solo un paio di mostri sacri – Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Dall’esperienza del be-bop nasce (ma per contrasto: alla velocità spasmodica degli assolo si sostituisce la calda orecchiabilità di linee armoniche più sobrie), la prima opera cardine di Davis, Birth of the Cool, registrato fra il 1949 e il ’50 e pubblicato come long-playing nel ’54. L’influenza di queste registrazioni su tutta la scena jazz è enorme, ma gli inizi degli anni Cinquanta sono per Davis (e per molti dei suoi colleghi musicisti), gli anni bui dell’eroina. Ne esce nel 1954, e nel giro di qualche anno mette in piedi un sestetto leggendario, con John Coltrane e Cannonball Adderley. Le registrazioni di questo periodo sono tutte dei classici: dalla serie di album per la Prestige (Walkin’, Cookin’, Relaxin’, Workin’, Steamin’) ai dischi orchestrali arrangiati dall’amico Gil Evans (Miles Ahead, Porgy and Bess, Sketches of Spain), alle sperimentazioni con la musica modale (Milestones), a quello che è considerato da molti critici l’album più bello della storia del jazz, lo splendido Kind of Blue, del 1959.
Gli inizi degli anni Sessanta vedono i musicisti del free-jazz insidiare il primato di innovatore di Davis, che trova quel genere di musica troppo velleitario e artificioso. Risponde, nel 1964, creando un altro gruppo formidabile, stavolta un quartetto con Herbie Hancock, Tony Williams, Ron Carter e Wayne Shorter, e passa ad avvicinarsi gradualmente al rock e alla strumentazione elettrica (una collaborazione con Gil Evans e Jimi Hendrix che sarebbe rimasta nella storia sfumò solo per la tragica morte di Hendrix). Sempre più affascinato dal rock psichedelico della West Coast, sul finire del decennio Davis compare ai grandi festival rock e conquista il pubblico dei giovani bianchi "alternativi". Album come In a Silent Way e Bitches Brew segnano la nascita del jazz rock e aprono la strada al fenomeno della fusion. La personalità irrequieta di Davis sembra però portarlo al tracollo: una rinata tossicodipendenza, scontri con la polizia, un grave incidente automobilistico, problemi di salute di ogni tipo, rapporti umani sempre più tesi... Nel 1975 Miles si ritira dalle scene e si chiude in casa, in preda alle droghe e alla depressione. Tutti lo danno per finito, ma si sbagliano. Dopo sei anni ritorna a soffiare nella sua tromba, più agguerrito che mai. Incurante dei critici e dei puristi del jazz, si lancia in ogni tipo di contaminazioni con le sonorità più nuove: il funk, il pop, l’elettronica, la musica di Prince e Michael Jackson. (E nel tempo libero si dedica anche, con successo, alla pittura.) Il consenso del pubblico non lo abbandona mai: fino a pochi mesi dalla morte Davis continua a suonare sui palchi di tutto il mondo, e così l’ultima incarnazione del grande genio del jazz, è, a sorpresa, quella della pop star.

BILL
EVANS

William John "Bill" Evans (Plainfield, 16 agosto 1929  New York, 15 settembre 1980) è stato un pianista, compositore e jazz statunitense. Ha suonato molto spesso in trio.

L'uso di un'armonia totalmente diversa, che ha lasciato il segno, la reinterpretazione personale di molti brani jazz standard, dei block chords, quasi "cantando" le linee melodiche, hanno influenzato molti dei pianisti jazz successivi e hanno riformato l'armonia jazz; è stato considerato il maggior esponente del jazz dopo la seconda guerra mondiale. Diversamente dagli altri musicisti dei suoi tempi, Evans non ha mai sposato le nuove correnti del jazz fusion o del free jazz.

Nato a Plainfield, in New Jersey, dapprima studia la musica classica, e in seguito studia alla Southeastern Louisiana University. Nel 1955, si trasferisce a New York, con il capobanda e teorico George Russell, Nel 1958, entra a far parte del sestetto di Miles Davis, dove riceve forti influenze musicali. Nel 1959, la band, entrata nella corrente del jazz modale, registra il primo album Kind of Blue, che costituirà il primo grande pilastro di questo nuovo genere.

Verso la fine del 1959, lascia la band di Miles Davis e inizia la sua carriera a capo di una nuovo trio, con i musicisti Scott LaFaro e Paul Motian, uno dei più grandi di tutta la storia del jazz. Nel 1961, dieci giorni dopo aver registrato un altro noto album, Sunday at the Village Vanguard e Waltz for Debby, LaFaro muore in un incidente stradale. Questa perdita sarà una delle conseguenze che aggraverà la sua dipendenza dalle droghe; dopo circa sei mesi di isolamento, Evans rientra con un nuovo trio, stavolta con il contrabbassista Chuck Israels.

Nel 1963, Evans registra Conversations with Myself, un album innovativo da solista, usando l'overdubbing. Nel 1966, incontra il bassista Eddie Gomez, con il quale lavorerà per undici anni. Molti degli album registrati ebbero grande successo, tra i quali Bill Evans at the Montreux Jazz Festival, Alone e The Bill Evans Album.

Nonostante il successo riscosso, Evans è stato di carattere molto debole, e negli anni a venire, ha aumentato le sue dosi di droga nell'illusione di riuscire a superare questi momenti.La sua fidanzata Elaine e suo fratello Harry si suicidano; ciò lo porteranno dapprima ad usare eroina, e negli ultimi mesi di vita, anche la cocaina. Le conseguenze si sono ripercosse anche sulla sua stabilità finanziaria, i rapporti e la creatività musicale, fino a portarlo alla morte, nel 1980.

Molte delle sue composizioni, come Waltz for Debby, sono divenuti degli standard e sono stati registrati da molti altri artisti. Evans ricevette ben 31 Grammy Awards e altri sette premi, talmente da essere annoverato nella Jazz Hall of Fame.

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THELONIOUS MONK

Thelonious Sphere Monk (Rocky Mount, 10 ottobre 1917 - Weehawken, 17 febbraio 1982) è stato un pianista e compositore jazz conosciuto per il suo singolare stile d’improvvisazione e per il consistente contributo al repertorio del jazz. Uomo dominato dalla stranezza comportamentale, da un mutismo eccessivo e da un forte egocentrismo che inevitabilmente influenzarono la sua musica spesso screditata da critiche superficiali. Musica che attualmente è stata completamente decifrata e sotto quella coltre di stranezza si è conclamato un nuovo modo di fare jazz a cui si ispirarono le generazioni successive.

Il santone pazzo del jazz ha iniziato come pianista stride, e dal 1939 al 1942 ha suonato come house-pianist nel mitico locale Minton’s, dove il chitarrista Charlie Christian, il batterista Kenny Clarke e parecchi altri precursori hanno gettato le basi del jazz moderno. Durante la permanenza nella big band del trombettista ex ellingtoniano Cootie Williams scrive «Round Midnight», a oggi la sua più famosa composizione. Dopo aver militato nella formazione del trombettista Harvey Davis al Cinderella Club, nel 1944 debutta ufficialmente su disco nel quartetto di Coleman Hawkins, e dal '47 al '52 realizza una straordinaria serie di incisioni per la blue note in cui suona la maggior parte delle sue migliori composizioni. Sono della partita Kenny Dorham, Milt Jackson, Sahib Shihab e soprattutto Art Blakey, che gli resterà amico e collaboratore per tutta la vita. In Bloomdido (1950) Monk incontra Charlie Parker e Dizzy Gillespie, mitici iconoclasti ciascuno a suo modo. Altra amicizia importantissima fu quella col pianista Bud Powell, che propose più volte interpretazioni personali dei temi dell’amico. Dal trio Plays Duke Ellington (1955) al quintetto di Brilliant corners (1956), Monk realizza i suoi capolavori su etichetta Riverside, e raggiunge lo status di mito vivente. Come logica conseguenza, nasce il suo quartetto (più o meno stabile), con una splendida serie di tenorsassofonisti che va da Sonny Rollins a Frank Foster, da John Coltrane a Johnny Griffin (Misterioso e In action, 1958), fino a giungere a Charlie Rouse, che resterà fino al 1968. Seguì la controversa partecipazione alla lunga tournée dei Giants of Jazz (1970 - 72, con Blakey, Sonny Stitt, Kai Winding, Al Mc Kibbon e Dizzy Gillespie). Nel frattempo le cose erano cambiate parecchio nel jazz, e chi si credeva all’avanguardia rischiava di giorno in giorno di restare indietro. Eppure mentre Monk si adagiava sugli allori, nasceva tutta una nuova generazione di musicisti - pensatori che riconsiderò in chiave quasi free i suoi lavori: Steve Lacy, Don Cherry, Roswell Rudd, ecc. Al di là delle settanta composizioni conosciute, l’eredità di Monk è più o meno evidente nel modo di suonare di tutti i pianisti di oggi: il fraseggio frastagliato e pieno di clusters, la diteggiatura ineducata, le armonie strane e spesso “sbagliate” hanno insegnato molto a tutti i musicisti che si interrogano sul concetto di libertà. Ciò che lascia Monk è soprattutto il virtuosismo ritmico fatto di ritardi, accenti spostati, l'uso magico dei silenzi. l’ascoltatore è continuamente “sorpreso” dall’evolversi dei suoni che non cadono mai nella staticità e prevedibilità. Monk ha saputo giocare con le note prendendosi gioco di esse: non si limitava ad improvvisare sugli accordi del tema di base ma ne reinventava la struttura armonica facendo appello al suo istinto primitivo generando dissonanze e giochi di note che si rincorrono e si urtano in una esemplare disinvoltura. Monk morì nel 1982, dopo dieci anni che non metteva piede fuori di casa.

CHARLIE
PARKER

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Charles “Bird” Parker, Jr. è stato un sassofonista e compositore statunitense di musica jazz, ricordato per essere stato uno dei padri fondatori del movimento musicale chiamato bebop, oltre che per la sua padronanza della tecnica sassofonistica. La figura di Charlie Parker si identifica con la nascita, lo sviluppo e il declino del bebop (del quale fu - secondo alcuni - il padre vero e proprio). Virtuoso del proprio strumento, che suonava con una tecnica che pochi sono riusciti ad eguagliare, fu anche un personaggio dalla vita tormentata, segnata dalla dipendenza dalla droga e dall’alcol.

Finí per personificare, come pochi altri musicisti (Dizzy Gillespie, Thelonious Monk o Bud Powell), il meglio e, troppo spesso, il peggio di uno stile di vita che echeggiò al di fuori del campo strettamente musicale, ispirando i poeti della beat generation, nelle cui liriche il jazz e Parker stesso sono spesso citati. Charlie Parker nacque a Kansas City nel 1920. Si hanno scarse notizie sulla sua giovinezza; suo padre era un artista di vaudeville che comunque lo abbandonò alle cure della madre poco dopo il parto. Il giovane Parker suonò il sousafono per qualche mese nella banda scolastica (con scarsissimo entusiasmo e grande divertimento della madre): a tredici anni inzia a suonare il sassofono baritono e un anno dopo aggiunge il contralto. Debutta nella sua città natale nel 1937 con le orchestre di Lawrence Keyes, Harlan Leonard e Jay McShann ed è con quest’ultima che arriva sulla scena di New York nel 1941. A quell’epoca aveva già incominciato a sviluppare un suo personalissimo stile che partendo da radici swing e blues apporta alla musica afro-americana un originale sviluppo improvvisativo caratterizzato da ardite sostituzioni armoniche e da una maggiore attenzione per il ritmo. Questo stile influenzerà molti musicisti dell’epoca diventando un vero e proprio linguaggio che verrà in seguito chiamato Be Bop. Nel 1947 Parker si stabilisce definitivamente a New York e inizia a collaborare con i maggiori musicisti presenti sulla scena, in particolare con il suo alter-ego trombettistico Dizzy Gillespie. Il gruppo di Parker e Gillespie si esibisce principalmente nei locali sulla Cinquantaduesima strada inclusi il Three Deuces e il The Onyx. La fama di Charlie Parker esplode nel 1945 proprio nei gruppi in cui milita assieme a Dizzy Gillespie: le incisioni di «Billie's Bounce», «Ko Ko», «Now's the Time» e «Ornithology» (per citare solo qualcuna tra le piú famose) rappresentano una vera e propria rivoluzione nel mondo musicale afro-americano, segnando per sempre la storia del jazz. In particolare «Ko Ko» viene generalmente considerata essere la prima registrazione di un brano in stile bebop mai effettuata, oltre che il manifesto musicale del nascente genere. Charlie Parker raccontò di avere accidentalmente “creato” il bebop mentre improvvisava suonando «Cherokee», un brano di Ray Noble. Lo suonò cosí tante volte che alla fine ne aveva la nausea, ma si accorse che impiegando come linea melodica gli intervalli piú alti degli accordi e mettendovi sotto armonie nuove, simili, stava suonando qualcosa di “nuovo”, una sorta di ritmo musicale insolito che aveva dentro di sé. «Ko Ko» possiede un’introduzione parzialmente improvvisata e la struttura di base degli accordi basata su quella di «Cherokee».Parker era tossicodipendente dall’eroina fin dall’adolescenza, e ciò gli causò svariati problemi anche nella professione: spesso mancava di presentarsi ai concerti o veniva licenziato perché si presentava strafatto. Per soddisfare la sua dipendenza, frequentava gli spacciatori di strada (ad uno dei quali dedicò anche una sua celebre canzone, «Moose the Mooche»), riceveva prestiti e donazioni da colleghi e ammiratori, impegnò il proprio sassofono varie volte, ed arrivò persino a mendicare per strada quando si trovava a corto di denaro e senza una scrittura. La situazione di Parker era quella tipica risultante dalle forti connessioni tra l’abuso di droga e la scena jazz dell’epoca.Reputato uno dei padri fondatori del jazz moderno, Charlie Parker fu uno dei musicisti piú innovativi e influenti dell’intera storia del jazz. Dagli anni cinquanta ad oggi, il mondo della musica jazz (e non solo) si è trovato a dover fare i conti con l’influenza dell’opera di Parker. Molti musicisti trascrivevano e copiavano nota per nota i suoi assoli. Legioni di sassofonisti imitarono il suo stile e il suo modo di suonare. Come importanza, la figura di Parker è paragonabile forse solo a quella di Louis Armstrong: entrambi stabilirono quali erano i canoni definitivi dei loro strumenti per decenni interi, fecero compiere veri e propri balzi in avanti nella comprensione, nell’ideazione e nell'esecuzione musicale e ben pochi non si lasciarono influenzare dai loro stili. In particolare la figura carismatica di Charlie Parker contribuí enormemente alla fortuna del sassofono contralto, spingendo sempre piú appassionati verso questo strumento. La musica di Parker, considerata un tempo solo l’espressione artistica di una minoranza rivoluzionaria all’interno della comunità afroamericana, continua a oltre cinquant’anni dalla nascita a essere studiata e ad influenzare la musica americana. L’eroina e i molti altri eccessi che avevano segnato tutta la sua vita lo uccisero mentre guardava la televisione ospite della nobildonna e mecenate del jazz Pannonica de Koenigswater. Il coroner (medico legale) che esaminò la salma non fu in grado di stabilire le cause della morte e stimò a cinquantatré anni l’età di Charlie Parker. Ne aveva solo trentaquattro. La diagnosi ufficiale alla fine fu polmonite.

BILLIE
HOLIDAY

Billie Holiday Nasce con il nome di Eleanora Fagan a Philadelphia il 7 aprile del 1915.

Nasce da una notte d'amore tra Clarence Holiday, un suonatore sedicenne di banjo e Sadie Fagan, tredicenne ballerina di fila.

Il padre, Clarence, abbandona la famiglia molto presto mentre la madre non è certamente una persona, e tantomeno una madre, convenzionale. A causa di questo desolante quadro familiare, quindi, Billie cresce (a Baltimora) sostanzialmente sola e con notevoli problemi caratteriali.

Una delle tante leggende e dicerie che circolano sul suo conto (questa però, purtroppo, con solidi e non peregrini elementi di verità), le attribuiscono addirittura un passato di prostituzione, esercitata in giovanissima età per guadagnarsi da vivere e sollevarsi dal regime di miseria in cui versava la sua famiglia.

La vita di Billie Holiday ha una svolta quando, trasferitasi a New York, viene scoperta da John Hammond, un artista che cantava in un Club di Harlem e che disponeva di notevoli agganci e conoscenze. Nel 1933 Hammond arrangia per lei, con Benny Goodman (ossia uno dei massimi clarinettisti, sia classici che jazz, della storia), un paio di pezzi che segnano l'inizio della sua carriera. Nello stesso anno apparve nel film di Duke Ellington "Symphony in black". In seguito entra a far parte di una delle orchestre più in voga del momento, quella di Count Basie e incide una canzone con l'orchestra di Artie Shaw. Ormai nel "giro", sembra che la sua carriera stia per decollare, tant'è che le collaborazioni e le richieste di incisioni si susseguono. Ad esempio, sul fronte delle produzioni più importanti, sono da segnalare diversi dischi con il pianista Teddy Wilson e il sassofonista Lester Young, altri nomi storici del jazz. Quest'ultimo le attribuirà il celebre soprannome di "Lady Day" e, nel 1939, diventa la stella del Cafe Society. Sull'onda del successo, ormai riconosciuta come una delle voci più intense della musica, incide la splendida "Strange Fruit", un capolavoro di interpretazione e un inno contro il razzismo di cui lei stessa in fondo è vittima. Il brano, per reazione di alcuni ambienti conservatori, viene vietato in diversi paesi.

Negli anni Quaranta e Cinquanta Billie Holiday si esibisce, con grande successo, in locali di tutti gli Stati Uniti e nel 1946 recita nel film "New Orleans" con Louis Armstrong, ma sfortunatamente è proprio in questo periodo che comincia a fare uso di eroina. Lo sregolato e dissoluto regime di vita a cui si sottopone interferisce pesantemente con la sua carriera rovinandole fra l'altro la preziosa voce.Per la società bianca tutto questo voleva dire essere l'ultima ruota del carro. Questo insieme di shock e traumi la spinse a cercare un qualcosa che l'aiutasse ad annebbiare il dolore spirituale e mentale. Appena si presentò l'opportunità, cominciò subito a far uso di stupefacenti. Nel 1956 Billie Holiday scrive "La Signora canta il blues", la sua autobiografia, da cui fu tratto un film con Diana Ross nel 1973. Nel 1959 dopo la sua ultima incisione, subisce un attacco di epatite e viene ricoverata in ospedale a New York. Anche il suo cuore ne risente. Muore il 17 luglio, all'età di 44 anni, con la polizia attorno al suo letto. Il suo grande amico, Lester Young, era morto il 15 marzo dello stesso anno.

Sempre dalle parole di Tony Scott, riportiamo una toccante immagine della cantante: "[...] Solo due donne nella mia vita non mi hanno mai offeso: mia madre e Billie Holiday. Tutti ascoltano i dischi di Billie, tutti conoscono il suo nome. rappresenta la "vittima". La sua voce tocca chiunque, anche chi non capisce le parole, perché il suo canto nasce direttamente dall'anima. L'anima di un essere umano molto profondo, che capisce la tristezza, la felicità, la solitudine, il successo e che fu sempre destinata ad avere un no good man a fianco, un buono a nulla".

ELLA
FITZGERALD

Celeberrima per la sua straordinaria duttilità vocale - era capace di elettrizzanti acuti quanto di suadenti tonalità basse - le sue improvvisazioni e i suoi virtuosismi nello "scat" (stile canoro che consiste nell'usare la voce come uno strumento, cantando sillabe accostate casualmente), Ella Fitzgerald è stata assieme a Billie Holiday e Sarah Vaughan una delle più grandi cantanti di jazz di sempre, distinguendosi soprattutto nel genere dello "swing", in cui eccelleva per una voce sfavillante con cui riusciva, con la stessa intensità, a far commuovere e a far divertire.

Ella Jane Fitzgerald nasce a Newport News, in Virginia, il 25 aprile 1917. Trascorre la sua infanzia in un orfanotrofio di New York, e appena diciassettenne fa il suo debutto come cantante sul palcoscenico dell' "Harlem Apollo Theatre", durante la serata dedicata agli artisti dilettanti. La giovane si presenta come ballerina, ma una crisi di nervi le impedisce qualunque movimento: una volta fuori dalle quinte è il panico. Su incitamento del presentatore la giovane Ella decide di non lasciare il pubblico a bocca asciutta, e così comincia a cantare. Nonostante l'insicurezza vince il primo premio. Quella sera stessa viene notata dal noto batterista Chick Webb, che la vuole come cantante della sua band. Dal 1934 al 1939 Ella Fitzgerald canterà con la "Chick Webb Band", della cui direzione prenderà le redini dal 1939, anno della morte di Webb, fino al 1942. Verso la metà degli anni '40, Ella Fitzgerald si esibisce in Europa e in Asia portando il suo jazz nelle sale da concerto classiche. Ormai è una diva: le sue ineguagliabili doti canore la portano ad affrontare diversi generi, come lo swing, il dixieland e il blues, oltre al caro vecchio jazz. Dal 1946 Ella farà parte anche del "Jazz at the Philharmonic". Negli anni '50 canta, tra gli altri, con Duke Ellington alla "Carnegie Hall" di New York, e con il trio di Oscar Peterson. Tra le sue ultime apparizioni in pubblico va ricordato il concerto al "Kool Jazz Festival" tenuto nel 1985 sempre alla "Carnegie Hall". Rimane indimenticabile la sua interpretazione nell'opera "Porgy and Bess" di George Gershwin, al fianco di Louis Armstrong, della cui colonna sonora amava intonare con struggente sensibilità in quasi tutti i suoi concerti la celeberrima "Summertime". Nonostante negli ultimi anni la grande cantante subisca una grave forma di diabete, continuerà ad esibirsi in pubblico con grande forza d'animo fino al 1992. Ella Fitzgerald si è spenta il 15 giugno 1996 a Beverly Hills, in California, all'età di settantotto anni.

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OSCAR
PETERSON

Oscar Emmanuel Peterson nasce a Montreal in Canada nel 1925, uno straordinario virtuoso del pianoforte, grande compositore, fondamentale nello studio del jazz e ritenuto uno dei migliori pianisiti della musica moderna. Un artista che ha fatto scuola, la sua sbalorditiva tecnica pianistica di derivazione blues lo rende subito riconoscibiule in qualsiasi contesto.I suoi testi di esercizi jazz per giovani pianisti sono ancora oggi utilizzati da chiunque voglia suonare il pianoforte.Nel 1939 vince un concorso per diliettanti,la passione per il jazz lo convince ad intraprendere una delle carriere più brillanti di tutta la musica afroamericana.Il grande jazz è negli Stati Uniti, gli chiedono di trasferirsi a New York ma il giovane Oscar rifiuta qualsiasi offerta e rimane a Montreal dove forma un trio con Bert Brown al basso e alla batteria Frank Gariepy che verrà poi sostituito da Roland Verdon e da Russ Dufort. Inizia ad avere un grande successo, la fama di questo ragazzo prodigio varca i confini e se ne comincia a parlare dovunque, sostenuto da gente come Duke Ellington e da Coleman Hawkins. La grande svolta è del 1949 quando il grande impresario Norman Granz finalmente lo convince a seguirlo negli States.Nel settembre dello stesso anno il grande debutto alla Carniegie Hall di New York nell'ambito della rassegna fondata da Granz stesso Jazz at Philarmonic.Il successo è immenso, il giovane Oscar diventa quello che tutti gli riconoscono: il più grande pianista jazz dai tempi di Art Tatum. E proprio l'avvicinamento a Tatum il suo più grande premio, Oscar lo ha sempre considerato il suo maestro, e la sua tencica formidabile deve molto all'arte di Tatum. Nel 1950 è già in sala d'incisione e con al basso Ray Brown e poi Major Holley registra una splendida versione di Tenderly che diventa subito un grande successo. Nel 1952 torna al trio, che sarà la sua formazione preferita,si aggiunde il chitarrista Herb Ellis, nasce così uno dei migliori gruppi jazz degli anni 1953-1958. Nello stesso periodo suona con Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Lester Young e Gerry Mulligan. Nel 1958 Herb Ellis passa con la Fitzgerald e Oscar decide di eliminare la chitarra e di utilizzare la batteria con Ed Thigpen. Il cambiamento è notevole, il pianoforte diventa ancora di più centrale, è la base dell'andamento ritmico,il suo stile arriva a sfiorare il funky. Thigpen rimane fino al 1965, poi seguiranno Bobby Durnham, Ray Price e i bassisti Sam Jones e George Mraz. Nel 1960 fonda la Advanced School of Comtemporary Music, un centro di studio per giovani musicisti, nella quale insegna lo stesso Peterson e i collegi del trio, insieme ad altri musicisti canadesi. La scuola ha subito successo ma Peterson è sempre in giro per il mondo e non ha tempo per occuparsene,dopo 4 anni chiude.Nel 1964 registra il famoso Canadian Suite, il massimo livello delle sue qualità compositive. Nel 1965 registra With Respect to Nat, in ricordo della scomparsa di Nat King Cole,meno prestigioso ma particolare, è uno dei pochi casi in cui si esibisce anche come cantante. Negli anni '70 è molto attivo, suona con il chitarrista Joe Pass e il bassista Niels Pedersen, registra in duo con Count Basie, duetta con grandi trombettisti come Dizzy Gillespie e Roy Eldrige.Incide molto la sua discografia è vastissima e tutta di ottima qualità, da ricordare album storici come At Zardi’s del 1955, The Oscar Peterson Trio At The Concertgebouw del 1958, Plays Porgy & Bess del 1959, Oscar Peterson Plays Duke Ellington Song Book del 1959, nonchè i pluricelebrati Night Train del 1962 e Oscar Peterson Trio Plus One del 1964. Negli anni '80 ha problemi di salute e dirada molto la sua attività. Nel 1990 uno stupendo ritorno,incide 4 album molto belli con gli amici Ray Brown e Herb Ellis.Nel 1993 ha un ictus da cui non guarirà mai completamente e che gli lascia la mano sinistra paralizzata. Inizia la ginnastica riabilativa ma la mano non tornerà più quella di prima, riprenderà faticosamente a fare concerti forte solo di un talento straordinario. Gli ultimi concerti lo vedono suonare praticamente con la sola mano destra e così menomato riuscire ancora ad incantare le platee. Plateee incantate da un talento immenso,forse troppo al servizio dello spettacolo e dell'esibizione tecnica fine a sè stessa, ma rapiti dalla nostalgia di ascoltare un jazz che scomparirà con lui, ultimo dei grandi artisti di questa musica. Muore nel 2007 per una insufficienza renale.

DUKE
ELLINGTON

Pianista, bandleader e compositore jazz afroamericano, Duke Ellington è uno dei più importanti musicisti statunitensi del 20° secolo. Ha innalzato la canzone popolare alla dignità di composizione colta attraverso orchestrazioni sontuose, in grado di nobilitarne le tessiture melodiche e ritmiche. A lui si devono brani jazz divenuti classici ed entrati per sempre nell'immaginario collettivo

Nato nel 1899 a Washington, la capitale statunitense, in una famiglia agiata della borghesia nera, Duke Ellington (vero nome: Edward Kennedy Ellington; il soprannome Duke "duca" gli viene dato nell'adolescenza per la nobiltà del suo portamento) inizia la sua attività di musicista professionista a New York all'inizio degli anni Venti in un gruppo di cui fanno parte il batterista Sonny Greer e il sassofonista Otto Hardwick. La sua non è una vocazione immediata: da bambino studia pianoforte senza successo e solo da ragazzo scopre il ragtime, per poi seguire le evoluzioni del jazz, che in quegli anni compie i suoi primi passi, alla guida del suo primo gruppo, i Duke's serenaders.

A capo di big bands (orchestre jazzistiche di circa diciotto elementi), Ellington con i suoi Washingtonians subisce l'influenza del jazz di New Orleans, anche grazie al sassofonista e clarinettista Sidney Bechet e al trombettista Bubber Miley, il cui fraseggio è determinante nello sviluppo del suono esotico di Ellington, come testimoniato da brani come Black and tan fantasy e Creole love call.

Gli anni del successo di Ellington sono quelli del proibizionismo, il periodo di divieto di commercio degli alcolici, durante i quali si esibisce in locali jazz come il celebre Cotton club, di cui, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, è l'attrazione fissa con la sua Jungle band. Gli anni tra il 1931 e il 1933 contrassegnano uno dei suoi periodi più prolifici in studio di registrazione: elabora, infatti, successi come Mood Indigo, Rockin' in rhythm, Creole rhapsody, It don't mean a thing (if it ain't got that swing), e soprattutto Sophisticated Lady e poi In a sentimental mood (1935).

Quando nel 1932 abbandona il Cotton club, Ellington si appresta a vivere un altro dei momenti più alti della sua esperienza musicale. Tra il 1937 e il 1938 gli Stati Uniti, nel pieno della swing era, ballano al ritmo di Diminuendo and crescendo in blue, If you were in my place (what would you do?) e Caravan. Nella sua nuova orchestra arrivano musicisti di talento come il contrabbassista Jimmie Blanton e il tenorsassofonista Ben Webster. Nel 1939 si aggiunge all'ensemble il pianista e compositore Billy Strayhorn (i due musicisti formeranno un grande sodalizio artistico), autore di alcuni dei numeri più famosi eseguiti da Ellington, tra cui Take the 'a' train (1942), la sigla che introduce i concerti dell'orchestra, e altri classici assoluti come Something to live for, Sugar hill penthouse e Satin doll.

Dopo la Seconda guerra mondiale, la fortuna delle big bands si esaurisce per lasciare il passo ad altre forme di intrattenimento musicale, che anticipano la canzone pop e il rock'n'roll. Ma la leggendaria orchestra di Ellington e Strayhorn continua a riscuotere grande successo lungo tutti gli anni Cinquanta. Nel 1956 tiene un acclamatissimo concerto al Newport jazz festival, immortalato nell'album Ellington at Newport e due anni dopo sbarca in Europa per un fortunato tour. Non nuovo a esperienze cinematografiche (nel 1934 come attore in Murder at the vanities di Mitchell Leisen e Belle of the nineties di Leo McCarey), nel 1958 cura la colonna sonora di Anatomia di un omicidio di Otto Preminger e nel 1961 di Paris blues di Martin Ritt.

Totalmente assorbito da un'intensa attività dal vivo, Ellington nel 1965 presenta alla Grace cathedral di San Francisco la prima parte dei suoi Concerti sacri. È l'ultimo grande e ambizioso progetto della sua carriera, prima della morte nel 1974 a New York. A conferma del suo ruolo centrale nella musica statunitense, gli sono stati assegnati prestigiosi riconoscimenti. È stato, infatti, laureato ad honorem dalle università di Howard e di Yale, membro dell'American institute of arts and letters, insignito della Legione d'onore francese e della Medal of freedom statunitense. Oltre al merito di aver saputo dare al jazz statura accademica, Ellington è stato per la comunità afroamericana un esempio di emancipazione attraverso il talento musicale.

RAY
CHARLES

Nato il 23 settembre del 1930 sotto il segno della Bilancia (morto il 10 giugno 2004), Ray Charles Robinson, meglio conosciuto semplicemente come Ray Charles, è da molti considerato come il padre della musica soul, quella che esce dai cori delle chiese per conquistare milioni di persone con il suo ritmo travolgente.

Nato in una famiglia umile, Ray viene abbandonato dal padre che lascia la famiglia quando il bambino era ancora piccolo. Lo avrebbe cresciuto la madre, impiegata in una segheria, che decide di trasferirsi in Florida. L’infanzia del ragazzo fu tutt’altro che semplice. A soli cinque anni perde il fratelli George, di un anno più piccolo. Il bambino cade in una pozza d’acqua e muore annegato davanti agli occhi di Ray che intanto chiede inutilmente aiuto. Solo un anno dopo la situazione sarebbe peggiorata ulteriormente. Molti credono che il bambino sia nato cieco. Ray Charles invece è diventato non vedente proprio intorno ai sei anni e le cause della perdita della vista non sono chiare. Qualcuno parla di un glaucoma, altri di un’infezione non curata. La cecità porta Ray a sviluppare un udito eccezionale. Impara a suonare il pianoforte, il clarinetto e il sassofono e a sedici anni, dopo la morte dei genitori, decide di iniziare a dedicarsi alla carriera di musicista.

Il suo talento non passa inosservato. Ottiene il primo contratto con una casa discografica e pubblica il suo primo successo nella seconda metà degli anni Quaranta: Confessions Blues. Inizia di fatto da qui una carriera fatta di successi indimenticabili che porteranno – con ogni diritto – Ray nell’Olimpo della musica. Un evento indimenticabile nella carriera dell’artista risale al 1990, anno della partecipazione di Ray Charles a Sanremo. In coppia con Toto Cutugno presenta la canzone Good Love Gone Bad, arrivata al secondo posto e mai incisa.

Il musicista vanta anche delle apparizioni in dei veri e propri cult del cinema. Nel 1980 è indimenticabile la sua presenza in The Blues Brothers, mentre nel 1996 lo vediamo nei panni di un autista in Spia e lascia spiare. La carriera da attore di Ray si conclude nel 2003, quando lo troviamo in Piano Blues di Clint Eastwood. Nel 2004 è stato invece lanciato nelle sale cinematografiche un bellissimo film su Ray Charles, interpretato da Jamie Foxx che è stato premiato con l’Oscar come migliore attore protagonista.

Il musicista si sposa la prima volta nel 1951 ma la relazione con Eileen Williams sarebbe durata solo pochi mesi. Sposa in seconde nozze Beatrice Della Howard, dalla quale avrà tre bambini I matrimoni della sua vita saranno due, mentre i figli di Ray Charles sono ben dodici (Sheila Raye Charles, Vincent, Robyn, Raenee, Ray Charles Robinson Jr, Charles Wayne, Ryan Corey, Evelyne, Alicia, Robert, Alexandra e David), nati da sette donne diverse. Si dice che non fosse un padre particolarmente presente ma l’amore per i suoi ragazzi doveva essere incommensurabile. Pensate che alla sua morte, avvenuta nel 2004 per un tumore al fegato, ha lasciato in eredità un milione di dollari a ciascuno dei suoi figli. Ray Charles nella sua vita ha combattuto contro la dipendenza dall’eroina. È stato arrestato nel 1975 per possesso di sostanze stupefacenti e in diverse occasioni ha provato a intraprendere un percorso di disintossicazione.

MARVIN
GAYE

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Marvin Gaye è uno degli artisti la cui influenza è maggiormente arrivata fino ai nostri giorni. Vero genio della musica soul e R&B, ha saputo creare un sound che ancora oggi è d’ispirazione per tanti artisti del rhythm and blues contemporaneo. Ripercorriamo insieme la sua straordinaria parabola artistica e la sua complicata vita privata.Marvin Pentz Gay Jr. nacque a Washington il 2 aprile 1939 sotto il segno dell’Ariete. Figlio di un catechista della Church of God, un gruppo distaccato degli Avventisti del Settimo Giorno, setta che univa elementi cattolici, anglicani e ortodossi, iniziò a cantare nel coro fin da bambino, prendo anche lezioni di piano e percussioni.Dopo le superiori si arruolò nell’Aeronautica militare. Quindi iniziò la sua vera carriera musicale cantando nei Marquees. Dopo un concerto a Detroit, venne scritturato dalla Motown come solista. Inizialmente il suo successo fu relativo. Se è vero che come autore o musicista arrivò presto al numero uno in classifica, come interprete stentò per diverso tempo. Il primo vero successo arrivò con Pride & Joy nel 1963.

Voglioso di essere ricordato come un’icona della musica pop, fondendo però la melodia con elementi soul e jazz, ripercorrendo le orme di monumenti come Nat King Cole e Sam Cooke, Marvin intraprese una fortunata collaborazione con Tammi Terrell. Dall’unione delle loro voci nacquero brani celeberrimi come Ain’t No Mountain High Enough e Your Precious Love.

Raggiunse per la prima volta il numero uno nella Billboard Hot 100 nel 1968 con un altro dei suoi capolavori, I Heart It Through the Grapevine, già registrata da Gladys Knight l’anno prima ma con scarsa fortuna. Il brano divenne la più importante hit prodotta dalla Motown nella sua storia.

In un periodo in cui la musica pop iniziava a trattare di politica e problemi sociali, cantare le ‘solite’ canzoni d’amore iniziò a star stretto all’ambizioso Marvin. D’un tratto, però, la morte di Tammi Terrell per un tumore nel 1970 devastò totalmente l’anima di Gaye, che decise di interrompere la propria carriera dal vivo per un paio di anni.

Rientrò in studio il 1° giugno 1970 per registrare tre brani: What’s Going On, God Is Love e Sad Tomorrows. Nonostante inizialmente la Motown non fosse d’accordo a pubblicarla, su insistenza di Marvin nel 1971 arrivò al grande pubblico What’s Going On. Il successo andò ben oltre le aspettative.

Dopo il successo dell’omonimo album, Marvin tornò a temi lontani dal sociale e dallo spirituale con un nuovo lavoro, Let’s Get It On, il disco di maggior successo della sua carriera in vita, e il singolo superò per vendite anche Grapevine, scrivendo un altro record per la Motown. Verso la metà degli anni Settanta divorziò dalla moglie Anna. Ne venne fuori l’album Here, My Dear, ricco di riferimenti agli aspetti più duri della sua vita coniugale. Un lavoro di successo relativo, ma amato in seguito dalla critica. Nel 1979, ormai dipendente dalle droghe e alle prese con problemi fiscali importanti, l’artista decise di dichiarare fallimento. Partì quindi per le Hawaii, e qui visse in un furgone per un certo periodo. Dopo alcune incomprensioni con l’etichetta, ruppe definitivamente all’inizio degli anni Ottanta e passò alla Columbia. Con la nuova label lanciò il suo ultimo grande successo invita, Sexual Healing. Un brano capace di fargli ottenere i suoi primi due Grammy Award, per la Miglior voce maschile R&B e per la Miglior strumentazione R&B. Per diverse volte l’artista minacciò di suicidarsi per via di litigi molto duri col padre. Fu proprio quest’ultimo a ucciderlo, il 1° aprile 1984, sparandogli due volte in petto dopo una lite per dei documenti sistemati male. Le indagini portarono alla luce un’aggressione dell’artista al padre prima dell’omicidio, togliendo dall’accusa la premeditazione.La prima moglie di Marvin Gaye fu Anna Gordy, sorella di Barry Gordy, il discografico della Motown che ne scoprì il talento. La coppia adottò un bambino, Marvin Pentz Gaye III. Il matrimonio finì quando Marvin iniziò a corteggiare la diciassettenne Janis Hunter. Marvin e Janis si sposarono nel 1977, dopo il divorzio dell’artista, ed ebbero due figli: Nona e Frankie Christian. Anche questo matrimonio finì nel 1981.

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OTIS
REDDING

Nato il 9 settembre 1941 a Dowson, Georgia, Otis Redding è stato insieme a Ray Charles e James Brown il più grande soul singer mondiale. Morì, ironia della sorte, proprio al culmine della sua carriera musicale, in un incidente aereo a Madison, nel Wisconsin, il 10 dicembre 1967. Insieme a lui perirono anche i componenti del gruppo che l'accompagnava in tourneè; i "Bar keys". Otis Redding iniziò sin da bambino ad interessarsi di musica e, come molti afroamericani della sua generazione, il primo palcoscenico è stata la chiesa con i suoi canti gospel. Rivolse però ben presto la sua attenzione al R&B di Little Richard (originario di Macon, la cittadina dove i Redding si sono trasferiti all'inizio degli anni '40), e di James Brown che spesso, nella seconda metà degli anni '50, gravitava in quella zona.

Saltuariamente Otis si esibiva con gli "Upsetters", ex band dello stesso Richard, vincendo anche alcuni concorsi per dilettanti. Per qualche anno tuttavia i suoi tentativi di uscire dall'anonimato, comprese le esibizioni con la band di Johnny Jenkins, non si allontanarono dallo stile esagitato di "Heebie Jeebies", il suo idolo. Per verificarlo basta ascoltare i suoi primi singoli, "She's alright" e "Shout Bamalama", incisi all'alba degli anni '60. Dopo un periodo di maturazione in cui affina il suo stile, in modo da renderlo sempre più personale, Otis Redding viene davvero lanciato dalla casa discografica "Stax" nel 1963, con il brano "These arms of mine".

Negli anni successivi Redding saprà sfruttare al meglio il successo raggiunto e la classe sviluppata, disseminando una gran quantità di perle musicali lungo il suo fortunato percorso artistico (basti citare il geniale arrangiamento di "Try a little tenderness", uno standard pop degli anni '30) che nel 1967 lo conduce al culmine della sua popolarità di pubblico e critica. È l'anno in cui viene accolto trionfalmente in Europa: Parigi e Londra lo acclamano con la "Stax/Volt Revue", che comprende quasi tutti i più grandi artisti della casa di Memphis.

Nel 1967 pochi mesi prima della sua scomparsa, partecipa al "Monterey pop festival" con "Sittin' on the dock of the bay", canzone simbolo che rimarrà nella storia, ripresa poi da moltissimi artisti e in innumerevoli spot pubblicitari, assieme ad altri suoi successi. L'esibizione di Monterey lo consacra definitivamente come un idolo rock, testimoniata nell'album a metà con Jimi Hendrix. A questo punto i progetti che gli rimbalzano nella testa si fanno sempre più numerosi. Progetta concerti, tournee, ma anche un'organizzazione di artisti neri (per la quale contatta tra gli altri Jimi Hendrix, James Brown e Solomon Burke) che si proponga di diffondere la musica blues, funky e rock di matrice afroamericana e di tenere in vita la memoria di artisti non più di moda (come per esempio non lo erano in quel periodo Fats Domino e Little Richard). Qualche problema alla gola, che richiede un lieve intervento, lo tiene lontano dalle scene per un po'; quindi Redding torna a preparare nuove incisioni e a esibirsi dal vivo. Ma una maledetta notte di dicembre, un maledetto volo stronca il suo futuro. Il maltempo farà precipitare il suo aereo personale nel lago Monoma, nel Wisconsin. La sua morte, come spesso accade, farà ulteriormente decollare le vendite dei suoi dischi, e numerosi inediti verranno messi sul mercato. Ma la sua stella è ormai irrimediabilmente spenta, anche se Otis Redding è tuttora considerato una delle voci più importanti e vere della soul music di ogni tempo.

NINA
SIMONE

Era il 21 febbraio del 1933 quando a Tryon, North Carolina, nasceva Eunice Kathleen Waymon, sesta di otto fratelli, in una famiglia estremamente povera e religiosa. Il pianoforte scordato di casa l’attrae come un magnete e lei ci si attacca a tre anni, svelando fin da subito un talento prodigioso. Al seguito della madre, che è una delle colonne portanti della chiesa locale, comincia a suonare regolarmente per la comunità e viene adocchiata da un’insegnante di musica, Mrs. Mazzanovich, che la prende sotto la sua ala e decide di farne una pianista classica. "È stata la mia madre bianca”, ricorderà poi lei, già intuendo che il suo essere nera – nell’America dei tempi – avrebbe condizionato profondamente il suo percorso. È proprio per motivi razziali infatti che, nonostante il talento straordinario e la disciplina ferrea con cui Eunice cresce come musicista, la sua domanda d’ammissione al Curtis Institute di Philadelphia viene rifiutata: è il 1950 ed Eunice si scontra per la prima volta con la dura realtà della segregazione. Con pochissimi soldi ma grande tenacia, decide di perseverare nel suo sogno e trova lavoro in un locale di Atlantic City, dove suona per gli avventori da mezzanotte in poi.

È il proprietario a spronarla: "Se vuoi tenerti questo lavoro, non basta che suoni: devi anche cantare". Ed è quindi per non perdere questa occasione che Eunice, per la prima volta in vita sua, inizia a cantare: ed è qui, e così, che nasce Nina Simone. Più che un vezzo artistico, si tratta di un travisamento: Eunice sa che la madre non approverebbe mai che sua figlia canti "canzoni del demonio" in un locale notturno, e quindi il nome d’arte nasce per nascondersi dal giudizio dei suoi genitori. "Nina" è il nickname con cui la chiama il suo fidanzato dell’epoca, e "Simone" è ispirato a Simone Signoret. Risale a questo periodo I loves Porgy, il suo primo successo, che la fa entrare nelle grazie di Jerry Fields, il suo primo agente, che la porta a New York. Qui lavora come domestica di giorno e passa le nottate a registrare i brani, che escono nel suo primo album, nel 1959, "Little Blue Girl". Il 1959 è anche l’anno in cui muore Billie Holyday, lasciando un vuoto che i cultori del jazz non faticano a riempire con questo nuovo fenomeno nascente: Nina Simone. Alla sua unicità musicale si unisce l’estro performativo: impossibile non rimanere stregati dalla potenza della sua fisicità e dalla profonda comunicazione che allaccia con il suo pubblico. "Non mi interessa che la gente si diverta ai miei concerti: voglio che ne escano a pezzi". Nel 1960 incontra Andrew Strout, ai tempi sergente di polizia, che diventa suo marito e "il migliore manager del mondo". È Andy a pianificare la carriera di Simone, album dopo album e concerto dopo concerto: conosce le sue potenzialità ed è determinato a farne una star. Si sposano nel 1961 ed esattamente nove mesi dopo nasce loro figlia Lisa. Ed è allora che iniziano i primi attriti con il marito manager: lei è felice nel fare la madre, lui la sprona a lavorare sempre di più. Intanto l’America è scossa da un profondo razzismo e il movimento per i diritti civili inizia a crescere: Nina trova nella contestazione una motivazione profonda per la propria arte e per la propria stessa vita. "Cantare per la mia gente è diventato il mio scopo. Non suonavo più jazz o blues o classica: suonavo i diritti civili". Entra in connubio con Martin Luther King, James Baldwin e Lorraine Hansberry e le sue posizioni politiche si fanno sempre più radicali, tanto da allontanarla dal grande progetto commerciale del marito e da renderla invisa all’industria musicale mainstream: molte radio si rifiutano di trasmette il suo brano di denuncia Mississipi Goddam (con la scusa dell’imprecazione nel titolo). Il suo matrimonio si fa burrascoso e violento, e quando nel 1968 Martin Luther King viene assassinato, Simone decide di divorziare dal marito e da quelli che lei chiamava gli "United Snakes of America" per trasferirirsi in Liberia, dove ritrova le proprie radici africane. Purtroppo è iniziato il suo declino: per un lungo periodo non produce più nuovi album e interrompe i concerti; comincia a dare segni d’instabilità e ha violenti sbalzi d’umore e attacchi di rabbia, tanto che la figlia, dopo un breve soggiorno in Africa con lei, decide di tornare in America e vivere con il padre. Senza ingaggi anche la sua situazione economica precipita velocemente, tanto da costringerla a tornare sul palco. Sceglie la Svizzera e nel 1976 ricompare al Festival Jazz di Montreaux, dove il pubblico l’accoglie calorosamente ma dove si capisce anche che qualcosa è profondamente cambiato. Dopo la Svizzera Simone si trasferisce in Francia, a Parigi, dove vive in condizioni precarie e dove i suoi disturbi di personalità diventano più evidenti che mai.Quando finalmente viene visitata da uno psichiatra, le viene diagnosticata una forma di bipolarismo e inizia a prendere un farmaco che stabilizza i suoi umori. In questi alti e bassi riesce a tornare sulle scene e incide nuovi album, tra cui Baltimore, Backlash e Nina's Back. Negli anni Ottanta la sua My baby just cares for me viene scelta da Chanel per una campagna televisiva e Nina Simone torna a essere l’icona che era stata. La sua carriera si chiude con un Grammy alla Carriera assegnatole nel 2000 e con l’inserimento di Nina Simone tra i 100 musicisti più importanti di tutti i tempi. Anche il Curtis Institute di Philadelphia, che l’aveva scartata nel 1950, le intitola una laurea ad honorem. Muore nel 2003 per le complicanze di un cancro al seno. Oggi, 21 febbraio, compirebbe 89 anni

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ARETHA
FRANKLIN

Aretha Franklin è stata una cantante inimitabile. Nella storia della musica mondiale poche interpreti sono state capaci di emozionare come lei. Poche voci hanno avuto la forza di imporsi in ogni genere. Poche artista hanno saputo diventare icone anche socio-politiche solo grazie al proprio immenso talento. Andiamo a ripercorrere insieme le fasi principali della carriera di questa immensa cantante, scoprendo alcune curiosità che forse non tutti ricordano.Aretha Louis Franklin nacque a Memphis il 25 marzo 1942 sotto il segno dell’Ariete. Figlia di un predicatore battista molto famoso negli Stati Uniti e di una cantante gospel, soffrì per la separazione dei genitori, avvenuta quando aveva solo 6 anni.Dopo il divorzio andò a vivere con la famiglia a Detroit, diventando ben presto con le sorelle Carolyn ed Erma una delle voci della comunità religiosa di cui il padre era ministro. Mosse i primi passi della propria carriera professionale nella Columbia, etichetta che le impose di cantare prevalentemente brani pop che ne limitavano il potenziale (pur essendo lavori ancora oggi apprezzabili). La svolta della carriera fu il passaggio all’Atlantic Records nel 1967, con produttori come Jerry Wexler e Arif Mardin che ne incoraggiarono l’approdo verso un R&B più moderno. La sua nuova veste musicale la portò subito al successo, facendola diventare un’icona per le minoranze di colore americane, grazie anche alla leggendaria reinterpretazione del brano di Otis Redding Respect. In questi anni la straordinaria cantante piazzò una serie incredibile di singoli nella top 10 della Billboard Hot 100. A cavallo tra i due decenni Sessanta/Settanta, la sua musica spaziò dal gospel al pop, dal blues al rock and roll, dando sfogo a tutto il suo talento. Canzoni simbolo di questo periodo furono anche Chain of Fools, (You Make Me Feel Like) A Natural Woman e Think.

Durante gli anni Settanta Aretha approdò verso sonorità più pop/soul, continuando a scrivere capolavori ma vedendosi piano piano soppiantata all’interno dell’Atlantic dalle emergenti stelle della disco music. Per tutta una serie di motivi la sua fama iniziò a declinare.

A rilanciare l’immagine della straordinaria artista fu un film uscito nel 1980: The Blues Brothers. Aretha Franklin nella pellicola riproponeva in una nuova versione una straordinaria Think, diventando una sorta protagonista-non protagonista di quello che negli anni è divenuto un cult movie. Tornata in auge, produsse negli anni Ottanta grandi successi dalla forte impronta dance come Freeway of Love e I Knew You Were Waiting (For Me) in duetto con George Michael.

In anni più recenti la cantante ha collaborato con alcune delle stelle del nuovo R&B e anche dell’hip hop. Una delle sue ultime esecuzioni famose è la cover di Rolling in the Deep di Adele. Nel febbraio 2017 annunciò al mondo intero che non avrebbe più tenuto concerti. Poco più di un anno dopo, il 13 agosto 2018, la cantante venne ricoverata in un ospedale di Detroit. Morì nella propria casa il 16 agosto per un cancro al pancreas. I funerali dell’artista vennero svolti nella chiesa pentecostale Greater Grace Temple di Detroit. Alla cerimonia presenziarono personalità importanti come Bill e Hillary Clinton, Stevie Wonder e tanti altri ancora. Aretha Franklin ebbe due figli in età giovanile: il primo, Clarence, nacque quando aveva 14 anni; il secondo, Edward, quando aveva 16. Il suo primo marito fu Ted White, suo manager alla Columbia. I due divorziarono nel 1969 a causa della violenza dimostrata dall’uomo. Dalla loro unione era nato un altro figlio, Teddy Richards. Da una relazione avuta con Ken Cunningham nel 1970 è nato il suo ultimo figlio, Kecalf. L’arista si è risposata nel pieno degli anni Settanta. Il secondo marito di Aretha Franklin, Glynn Turman, le è stato accanto fino al 1984.

BILL
WITHERS

William Harrison "Bill" Withers, Jr. (Slab Fork, 4 luglio 1938) è un cantante e musicista statunitense.

È stato attivo principalmente dal 1970 al 1985. Fra i suoi brani più celebri si possono citare Lean on Me, Ain't No Sunshine, Use Me, Just the Two of Us, Lovely Day e Grandma's Hands. Il più giovane di sei figli, Bill Withers inizia ad avvicinarsi alla musica all'età di diciotto anni nel 1956, e per intraprendere la carriera musicale lascia i marine nel 1965 e si trasferisce a Los Angeles. Inizialmente suona nei club e registra alcuni demo, fino a che negli anni settanta non conquista l'attenzione della Sussex Records, che nel 1971 pubblica il primo album di Withers Just as I Am, a cui collabora il chitarrista Stephen Stills. L'album ottiene un buon successo, principalmente spinto dal primo singolo Ain't No Sunshine, che vende oltre un milione di copie e vince il Grammy Award come miglior brano R&B. Anche i singoli Lean on Me e Use Me, estratti dal secondo album di Withers Still Bill del 1972 raggiungono le vette della classifica Billboard e vendono oltre tre milioni di copie ciascuno. Nel 1974 viene pubblicato il terzo album +'Justments dove collabora come musicista anche José Feliciano alla chitarra e congas. Nello stesso periodo collabora con artisti come Gladys Knight, James Brown, Etta James e B.B. King.

Nel 1975 Bill Withers firma un nuovo contratto con la Columbia Records con cui pubblica l'album Making Music, Making Friends, in cui è incluso il brano She's Lonely presente nella colonna sonora del film In cerca di Mr. Goodbar. Nei tre anni successivi vengono pubblicati altri tre album Naked & Warm (1976), Menagerie (1977) e 'Bout Love (1978). A causa di contrasti con la Columbia, Withers concentra le proprie energie su nuove collaborazioni, fra cui la più importante resta quella con il sassofonista Grover Washington, Jr., con cui incide il brano Just the Two of Us, che nel 1982 vince un Grammy Award. Withers in seguito realizza Soul Shadows con i The Crusaders, e In the Name of Love con Ralph MacDonald, che ottiene una nomination ai Grammy. Nel 1985, in seguito alla pubblicazione Watching You, Watching Me, la Columbia interrompe il contratto con Bill Withers. Ciò nonostante, nel 1987 vince il terzo Grammy della sua carriera, come autore di Lean on Me, ripubblicata in una cover dei Club Nouveau e nel 1988 un remix di Lovely Day, brano originariamente pubblicato nel 1977, entra nella top ten britannica. Nel 2007, Lean on Me è entrata a far parte della Grammy Hall of Fame.

Il brano Lovely Day è entrato a far parte della colonna sonora dei film 127 ore (2010), Scuola per canaglie (2006) e Pets - Vita da animali (2016).

JAMES
BROWN

È unanimemente definito come uno dei più grandi artisti della storia della musica soul: basterebbe citare "Night train" o "I feel good", per rendersene conto. James Brown è una vera icona che ha imperversato sulle cronache musicali (ma anche su quelle di "nera"!) per più di quarant'anni. Prima ancora di ottenere il successo si chiamava già "Mr. Dynamite": in seguito ha cambiato molti altri nomi come "Soul brother no.1", "Mr. please please". È inoltre l'artista più campionato della storia della musica, dato che moltissimi altri artisti non solo hanno utilizzato suo materiale ma è anche verosimile poter affermare che non sarebbero mai esistiti.

Nato il 3 maggio 1933 in una baracca nella campagna del South Carolina, James Brown cresce in un bordello di Augusta, in Georgia, senza conoscere l'amore e le cure di genitori. Abbandonato a se stesso, sopravvive compiendo piccoli furti. I suoi interessi, com'è tipico di molti ragazzi di strada, diventano lo sport e la musica. In particolare, fin da piccolo impazzisce per il Gospel (che ascolta in chiesa), lo swing ed il Rhythm & Blues. A tredici anni fonda la sua prima band: i "The flames" che, alla fine del 1955, compongono il loro primo pezzo, "Please, please, please", schizzato immediatamente nella hit parade americana. Seguono due album e altri singoli come "Night train", che ottengono tutti un ottimo successo, ma sono le esibizioni dal vivo le performance più richieste dal pubblico. Sono occasioni infatti in cui la foga animalesca di James Brown prende piede, trasformandosi in grandiose orge collettive di movimento e ritmo.

Nel 1962 viene registrato un concerto tenuto all'Apollo Theater che darà vita all'album "Live at the Apollo", diventato un best seller. Nel 1964 "Out of sight" entra in classifica e l'anno successivo "Papa's got a brand new bag" e "I got you (I feel good)" consolidano la carriera di James Brown. Lo stesso anno viene pubblicato il singolo "It's a man man's world" e James Brown diventa "Soul Brother N°1" per il movimento dei diritti dei neri "Black Power". Dopo gli eventi che portano alla morte di Martin Luther King, poi, il vulcanico James regala agli afro-americani il loro inno "Say it loud - I'm black and I'm proud". Gli anni '70 lo vedono ancora grande protagonista con ben otto album di successo: dopo una serie di dieci canzoni che lo proiettano immancabilmente in classifica, James Brown viene consacrato come "The Godfather of Soul".

Negli anni '80 interpreta la parte del predicatore nel famoso "The Blues Brothers" (di John Landis, con John Belushi e Dan Aykroyd) e si esibisce in "Rocky IV" (con Sylvester Stallone) con "Living in America". Per non farsi mancare niente, canta anche con Luciano Pavarotti nel solito spettacolare "Pavarotti & Friends": duetta con il tenore in "It's a man man's world" e la folla va in delirio.

Negli ultimi anni della sua vita la fama artistica di James Brown si è indubbiamente appannata, anche a causa della sua vita privata, gravemente compromessa dai suoi eccessi. Non era raro comprare il giornale e incontrare una sua fotografia che lo ritraeva sconvolto e in cui si leggevano notizie che lo vedevano protagonista di violenze, gesti folli o risse.

Forse Mr. Funk non riusciva ad accettare l'inevitabile declino che colpisce tutti gli artisti, oppure, semplicemente, non riusciva ad accettare quella vecchiaia che non gli permetteva più di essere il leone che un tempo era sul palcoscenico. Indipendentemente però da come ha condotto la sua vita, James Brown rimarrà per tutti quella pietra miliare della musica che è diventato, un'icona che ha attraversato diverse decadi e affascinato diverse generazioni.

Ricoverato ad Atlanta per una polmonite, James Brown è morto il giorno di Natale del 2006.

MILLIE
JACKSON

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Millie Jackson è nata il 15 luglio 1944 nella città di Thompson (Georgia) come figlia di un contadino. Sua madre muore quando Millie è ancora una bambina. Millie ha vissuto con i suoi nonni profondamente religiosi per diversi anni. Quando ha quindici anni, li trasferisce con suo padre Newark (New Jersey). Non molto più tardi Millie parte per una zia Brooklyn (New York). Di tanto in tanto lavora come modella per Jive e Sepia, tra gli altri. La carriera di Jackson inizia quando partecipa a un talent show Harlem nel 1964; vince in modo convincente. Inizialmente, Jackson è associata alla "MGM Records", ma presto si è impegnata per la "Spring Records" per molto tempo.

Il primo singolo di successo di Jackson è "A Child of God (It's Hard to Believe)" del 1971, che ha raggiunto il numero 22 nella classifica RB. Nel 1972 Millie ha avuto il suo primo successo nella top 10 RB con "Ask Me What You Want". "My Man, A Sweet Man" ha anche raggiunto il settimo posto nella lista RB. Il più grande successo di Jackson è "Fa male così bene"; prende il terzo posto nella lista RB degli Stati Uniti e arriva al # 24 del Billboard Hot 100. Questa canzone può essere ascoltata anche in film blaxploitation Cleopatra Jones.

La canzone "If Loving You Is Wrong (I Don't Want to Be Right)" dall'album Catturato è stato nominato per uno Grammy. Questo LP è il primo concept album di successo di un'artista donna. L'album descrive un triangolo amoroso sia dal punto di vista della moglie che dell'amante. Questo disco è anche il primo album in cui è possibile ascoltare lo stile rap unico di Millie. È anche il suo primo album a diventare disco d'oro negli Stati Uniti. Altri album che diventano d'oro per gli standard di RIAA essere Sentirsi stronza dal 1977 e Get It Out'cha System dal 1978.

Quando "Spring Records" cessa di esistere nel 1984, Millie Jackson passa a "Jive Records". Ha anche successi ora, tra cui "Hot! Wild! Unrestricted Crazy Love" e "Love Is A Dangerous Game"; entrambe le canzoni sono classificate nella top 10 della classifica RB. Nel 1985 canta un duetto con Elton John, Atto di guerra.

Il successo di Millie Jackson può essere definito speciale. A causa dei suoi testi spesso sessualmente espliciti, difficilmente è stata ascoltata alla radio: di solito un requisito per il successo commerciale. Anche gli album di Jackson con testi "puliti" non sono stati riprodotti: sarebbero "non abbastanza Millie".

Nel 1991 ha scritto una commedia, Giovane, donna anziana, al titolo di un album precedente.

Jackson può essere ascoltato nella canzone "Sbaglio" da Etienne de Crécy, con un campione della sua canzone "Se amarti è sbagliato".

Millie Jackson ora ha la sua etichetta discografica: "Weird Wreckuds". Fino al 2012 ha condotto il suo programma radiofonico pomeridiano su "KKDA 730 AM" (Dallas, Texas); dalle 15:00 alle 18:00 se ne è occupata da casa Atlanta, una trasmissione.

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STEVIE
WONDER

Steveland Hardaway Judkins (Morris dopo l'adozione), in arte Stevie Wonder, nasce a Saginaw nel Michigan (USA) il 13 maggio 1950. È il massimo esponente della "Soul Music", anche se non è da sottovalutare anche il suo apporto alla musica più strettamente rock. Dotato di una voce singolare, coinvolgente e immediatamente riconoscibile, è anche polistrumentista compositore. Nella sua carriera vanta centinaia di collaborazioni, fra cui basti ricordare quelle con Jeff Beck e Paul Mc Cartney.

Divenuto cieco nei primi giorni di vita a causa di un guasto nell'incubatrice in cui era stato messo quando aveva solo poche ore di vita, Stevie Wonder ha mostrato fin da subito uno straordinario talento musicale, probabilmente acuito proprio dalla mancanza della vista. Di fatto, è uno dei più precoci geni della storia del rock, genere musicale che vede spesso fiorire i suoi talenti ad un'età più matura. Wonder, invece, ha cominciato ad entrare in sala di registrazione a soli undici anni, per poi seguire come "sessioni man", solo due anni dopo, addirittura i Rolling Stones in concerto.

A finaco di questi impegni di strumentista e di esecutore, intanto, sviluppava un suo proprio repertorio, sfogando la sua inesauribile vena compositiva, diventando in poco tempo uno degli artisti di punta della casa discografica Motown Records (leggendaria etichetta della musica nera; non a caso, si parla spesso anche di "stile Motown").

Il suo primo successo commerciale è del 1963, anno che vede l'uscita del live "Fingertips (Part 2)". Nel 1971 pubblica "Where I'm Coming From" e "Music Of My Mind", dando il via a una nuova era nel panorama della musica soul. Assieme a Sly Stone e Marvin Gaye, Wonder è uno dei pochi autori Rithm'and Blues i cui album non sono delle collezioni di singoli ma delle coese affermazioni artistiche. Nei due lavori successivi, "Talking Book" e "Innervisions", la sua musica si è fatta più innovativa con testi che trattano tematiche sociali e razziali in modo eloquente e incisivo. Stevie Wonder ha in seguito raggiunto l'apice della popolarità con "Fulfillingness' First Finale" del 1974 e "Songs In The Key Of Life" del 1976. Tre anni più tardi esce l'ambizioso e sfortunato "Journey Through The Secret Life Of Plants" seguito nel 1980 da "Hotter Than July" grazie al quale, oltre alle ottime recensioni, ottiene un disco di platino.

Negli anni '80 però la sua produzione artistica subisce una drastica frenata, nonostante l'uscita di occasionali hit come "I Just Called to Say I Love You" scritta per il film "Woman in Red" del 1984 (con il quale si aggiudica un Premio Oscar come migliore canzone). Nel 1991 scrive la colonna sonora del film di Spike Lee "Jungle Fever" mentre, nel 1995 pubblica l'eccellente "Conversation Peace". In anni più recenti, Stevie Wonder è stato al centro di alcuni studi chirurgici nel tentativo di donargli la vista. Purtroppo, a tutt'oggi, questo sogno rimane ancora lontano per il musicista nero, costretto a vivere in un eterno buio, illluminato solo dalla sua splendida musica. Alla fine del 2014 è nata la figlia Nyah, e Stevie è diventato papà per la nona volta.

SAM
COOKE

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Sam Cooke è stato un artista discografico pionieristico che ha contribuito a plasmare l'anima e la scena pop con successi come "You Send Me", "Chain Gang" e "Sad Mood".

Nato il 22 gennaio 1931 a Clarksdale, nel Mississippi, Sam Cooke ha cantato con il gruppo evangelico Soul Stirrers prima di approdare a grandi successi come "You Send Me", "Wonderful World", "Chain Gang" e "Twistin' the Night Away. "Costruendo un legame tra anima e pop, aveva un repertorio diversificato che attirava sia il pubblico in bianco e nero, e iniziò la sua casa discografica e casa editrice. Cooke morì l'11 dicembre 1964 a Los Angeles, California. A volte chiamato il padre della musica soul, il cantante Sam Cooke ha raggiunto per la prima volta la vetta delle classifiche nel 1957 con "You Send Me". Seguirono presto una serie di successi pop e R&B, ma in realtà iniziò come artista del Vangelo. Nato Samuel Cook a Clarksdale, Mississippi, è cresciuto a Chicago come figlio di un ministro. Cooke ha iniziato a esibirsi con la sua famiglia da bambino. Durante l'adolescenza, ha formato un quintetto chiamato Highway QCs. Cooke ha modellato i suoi primi lavori sulla base di una delle sue più grandi ispirazioni, gli Soul Stirrers, un popolare gruppo evangelico. Non molto tempo dopo essersi diplomato al liceo nel 1948, ebbe la possibilità di una vita: gli fu chiesto di unirsi agli agitatori dell'anima, che gli offrirono l'opportunità di affinare il suo mestiere. Dopo sei anni con gli Soul Stirrers, Cooke iniziò a espandersi nella musica secolare. Ha registrato il suo primo singolo, 1957's "Lovable", sotto lo pseudonimo di "Dale Cooke". Più tardi quell'anno, Cooke pubblicò il suo primo successo numero uno, "You Send Me". I fan della musica adoravano così tanto questa ballata da far cadere Elvis' "Jailhouse Rock" dalla cima delle classifiche. In poco tempo ha messo la sua voce cristallina e vellutata per lavorare su melodie come "Solo sedici" e "Tutti amano Cha Cha Cha". Oltre ad essere un talentuoso cantante e cantautore, Cooke aveva un buon senso degli affari. Ha fondato la sua casa editrice per la sua musica nel 1959 e ha negoziato un contratto impressionante con la RCA nel 1960. Non solo ha ottenuto un sostanziale anticipo, ma Cooke otterrà anche la proprietà delle sue registrazioni master dopo 30 anni. Ottenere questo è stata un'impresa notevole per qualsiasi artista di registrazione al momento. Ha continuato a essere un pioniere dietro le quinte, fondando la sua etichetta discografica nei primi anni '60. Lavorando con altri artisti sulla sua etichetta, Cooke ha contribuito a sviluppare le carriere di Bobby Womack e Billy Preston, tra gli altri.

Altri successi seguirono Cooke's si trasferisce alla RCA, compreso il 1960's "Chain Gang". Dietro la canzone'Il ritmo accattivante che imita il suono dei prigionieri che infrangono le pietre, la canzone è stata anche un commento sociale di Cooke. Ha continuato a conquistare i fan con una varietà di stili musicali, dalla ballata del 1960 "Wonderful World" alla pista da ballo del 1962 "Twistin' the Night Away. "Nel 1963, Cooke ancora una volta ha tracciato la sua inno alla solitudine," Another Saturday Night ".

Nessuno sa con certezza cosa sia successo esattamente nelle prime ore dell'11 dicembre 1964. Cooke era stato fuori la sera prima, a quanto pare bevendo in un bar di Los Angeles dove aveva incontrato una donna di nome Elisa Boyer. La coppia lo ha colpito e alla fine è finito all'Hacienda Motel. Lì la coppia ebbe un qualche tipo di alterco nella loro stanza, e Cooke finì nel motel'ufficio di s. Secondo quanto riferito, si è scontrato con il motel's manager, e il manager ha sparato a Cooke. Cooke morì per il suo infortunio, che il manager sostenne di essere stato inflitto per legittima difesa. In seguito fu giudicato giustificabile omicidio. Migliaia si sono rivelati in lutto per il leggendario cantante. Ray Charles e Lou Rawls hanno cantato al suo funerale a Los Angeles, e un altro servizio è stato tenuto nella sua ex città natale, Chicago. L'anno dopo la sua morte, Cooke'La casa discografica ha pubblicato la sua canzone "A Change Is Gonna Come". Ha scritto questo inno per i diritti civili in risposta a Bob Dylan's "Blowin' nel vento. "Era forse la sua canzone più acutamente politica.

Indipendentemente dalle circostanze della sua scomparsa, Cooke ha lasciato un'enorme eredità musicale. Basta ascoltare le registrazioni dei suoi spettacoli dal vivo, come la sua esibizione del 1963 a Miami's Harlem Square Club, per riconoscere il suo contributo alla musica soul. E come icona pop, Cooke ha resistito alle sue canzoni. Otis Redding e Al Green sono tra gli artisti che hanno coperto il suo lavoro. Fu introdotto nella Rock and Rock Hall of Fame nel 1986.

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